Carlo Cipparrone è mancato nel 2018, dopo lunga malattia. Il conterraneo, giovane intellettuale Saverio Bafaro, ha creduto, unitamente alla famiglia del poeta, di curate una pubblicazione contenente i versi ancora inediti ricevuti dalla moglie di Carlo. Bafaro, poeta anch’egli, ha scelto con sensibilità un corredo di testi molto rappresentativi del collega scomparso. Ne è venuta fuori una elegante pubblicazione, che spero incontri l’interesse dei nostri lettori. Per meglio definire la figura di Cipparrone, riprodurremo qui sotto la sua nota bio-bibliografica.

A questa nota aggiungeremo anche alcuni scampoli dell’introduzione di Bafaro, unitamente a un piccolo corredo di testi.

Buona lettura.

G.F.

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bio-biblio

Carlo Cipparrone (Cosenza, 1914-2018) è stato poeta e critico letterario, fondatore della rivista di scritture poetiche “Capoverso”. Ha pubblicato: “Le radici oscure”; “l’ignoranza e altri versi”, “Strategie nell’assedio”, “Il tempo successivo”, “Specchio degli sguardi”, “Il poeta è un clandestino” e “Teatro della vita”.

Alcune parti dell’introduzione di Saverio Bafaro:

Crocevia del futuro è una delle poesie contenute in questa rac­colta di Carlo Cipparrone che qui presento al pubblico. Essa mi ha ispirato il titolo generale che ho voluto dare all’intera opera. Di seguito, e per esteso, così recita:

Dopo troppe notti senza luna

l’alba stenta a farsi luce.

Non è ancora giorno

quando, graffiando la nebbia,

le gru riprendono a roteare e intorno

crescono piloni, tralicci, antenne.

Assediata da tutti i lati,

la collina si sgretola.

Nuovi mostri violentano

la placida innocenza della campagna:

tenere groppe cedono

all’assalto delle benne.

Al crocevia sfrecciano veloci i motori,

percorrono viadotti audaci, attraversano

tunnel lunghissimi, vanno

verso un tempo smemorato.

In questo componimento figurano gran parte dei temi cari al poe­ta scomparso nel 2018: la consistenza, coerenza e resi­stenza della moralità insita nella Natura, e una cinica forma di macchinazione e speculazione praticata dall’uomo sulla sua Terra.

Quale futuro si può mai scegliere e avere se non coltiviamo l’arte della riconoscenza e del ricordo? Non ultima della commemorazio­ne di personalità silenziose e miti come è sta­to Cipparrone? Contro i distruttori, gli urlatori, i compratori arriva, nella sua nudità, la Poesia in una condizione e in un posizionamento che rappresenta, appunto, un “crocevia” (una “croce” e una “via”), un luogo in cui non ci si può non imbattere: un punto di arrivo, un approdo finale, ma anche, e al contempo, un punto di fuga, di svolta, un nuovo possibile inizio, nel segno di una rivivificazione cosciente contro le fa­cili cancellazio­ni e i troppo veloci oblii, in quello spartiacque tra passato, presente e avvenire che più da vicino appartiene al mandato letterario e alla eredità da consegnare.

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Egli è stato un cronista della periferia, un poeta di quel Sud che non slega l’esistenza dalle lettere, perché le “patisce”. E con quello stesso spirito dotato di car­ne, ossa e sangue ha fatto in modo di affrontare, in completa abne­gazione e accettazione, il male che lo ha “assediato” e vinto, fino alla fine, sempre perfetta­mente conscio della ‘realtà’ di quella esperienza, tanto cruda quanto necessaria. Nei miei ultimi colloqui a casa sua ci si in­terrogava sui de­stini del­la poesia, sulla mal posta domanda: “A cosa serve la poesia?”, sulla “fama” del poeta, mentre Car­lo si commuo­veva ricordando una sua insegnante mentre gli diceva “tu hai una sensibilità particolare verso la poesia”.

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La creatura poetica deprivata della sua umanità ed emoti­vità pro­fonde inganna il lettore e se stesso, che la parola poe­tica faccia ritro­vare nuovamente i valori veri e autentici dell’essere uomo e dell’essere artista, vissuti come un unicum inseparabili, che la morte possa riacquisire “corpo”, che i ve­ri poeti possano essere riconosciu­ti. Un mio personale rin­graziamento e riconoscenza, per l’esempio ricevuto da te e per la ricchezza di averti potuto conoscere, nel pro­fondo, dentro questo mio componimento scritto e dedicatoti, in ri­sposta a te e alle nostre riflessioni, poco prima del tuo appa­rirmi in sogno per salutarmi:

A Carlo Cipparrone

Altri sussurri rivelano

Nella dimensione insvelata

nella dimensione temuta

possano essere ciechi

come i ciechi vedono

possano esser sordi

come i sordi sentono

possano parlare

come parlano i muti.

Ascendano nell’aria

discendano nel fuoco

per provare e provare

a gioire del dolore

e addolorarsi per la gioia

se il più grande è il più piccolo

essere presenti quanto invisibili.

(Testo di Saverio Bafaro)

Alcune poesie:

Dalla sezione “Io e gli altri

Questa sola felicità

Come misteriosa conchiglia che in sé racchiude

l’immensità del mare in risonanze d’onde,

ho costruito un guscio al mio dolore.

Ho saputo inventarmi questa sola felicità.

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Se i colori dell’iride

Se i colori dell’iride vedi

nella chiazza di nafta su cui

piove nel grigio cortile,

è un cielo misero

che si riflette sulla poca terra

che tu solo conosci

come il palmo della tua mano.

Ma è anche un segno di pace,

pietà che dietro si lascia

un passato ormai scritto.

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Dalla sezione: “Pensieri di caccia e pesca

Il poeta è come il cacciatore

Se per Wallace Stevens

“la poesia è come il fagiano

che scompare dietro la boscaglia”,

il poeta è come il cacciatore

che tenta di catturare la selvaggina

seguendone le tracce, quando incalzata

si dà alla fuga o spicca il volo.

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Dalla sezione “Quotidianità

Vita quotidiana

Alzarsi: quotidiana fatica

smemorata dei sogni.

La realtà aspetta

nel fondo della tazza di caffè.

Poi lasciare il guscio,

strappare l’io dall’io,

andare inermi dentro la giornata,

ripetersi fino a svuotarsi.

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Dalla sezione: “Altre poesie

Cartolina dalla Calabria

Fuori da traffici di macchine e treni

c’è una parte di costa

che ha la pancia gonfia

cosparsa di bitorzoli 

e l’ombelico Tropea.

Un mare verde l’accarezza

fino all’inguine-Joppolo

che agli amanti

offre un letto di ciottoli.

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Non cercare il responsabile

Lascia che errori percorrano il testo:

errori tuoi e d’altri (i cosiddetti refusi).

Che sia tu, il proto, il correttore di bozze,

non cercare il responsabile.

La mente, l’occhio, le dita sui tasti,

possono confondersi e sbagliare.

Non farti cruccio degli errori

e del dubbio di non averli visti tutti.

Evita la pedante appendice errata corrige,

solo Dio è perfetto.

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Notizia su Saverio Bafaro:

Saverio Bafaro nasce a Cosenza nel 1982. È poeta, critico letterario, psicologo e psicoterapeuta. Ha pubblicato: Poesie alla madre (Rubbettino, 2007); Eros corale (e-book sul sito www.larecherche.it, 2011); Poesie del terrore (La Vita Felice, 2014); Quadernario  ̵̶  Calabria (LietoColle, 2017), sue opere sono inserite in riviste letterarie come  «Fermenti», «Poeti e Poesia», «L’Ulisse» e in blog come La Poesia e lo Spirito, poesia2punto0, Poetarum Silva, Carteggi letterari, Pioggia Obliqua. È redattore della rivista «Capoverso» (Edizioni Orizzonti Meridionali) per cui ha curato il numero monografico Omaggio a Pavese (n. 37, 2019).