ACCOGLIAMO CON PIACERE YARI BERNASCONI NELLA SCUDERIA ARCOLAIO!!!
DIEGO CONTICELLO E GIANLUCA D’ANDREA, CURATORI DELLA COLLANA PHI, HANNO TRAGHETTATO QUESTO BRAVO POETA ALLA CASA EDITRICE DI GIANFRANCO. ALLA SODDISFAZIONE DELL’EDITORE SI UNISCE IL CORO DI “BENE ARRIVATO”, CANTATO DA TUTTI I COMPONENTI IL CATALOGO!
Yari non ha bisogno di ulteriori presentazione, dal momento che è ben conosciuto sia nella Svizzera (sua patria) sia in Italia. Presentiamo adesso una succinta nota bio-bibliografica seguita da una interessante nota editoriale scritta dal nostro Gianluca D’Andrea!
Nota bio-bibliografica:
Yari Bernasconi è nato a Lugano nel 1982. Ha esordito nel 2009 con il poemetto Lettera da Dejevo (Alla chiara fonte), a cui sono seguiti nel 2012 la silloge Non è vero che saremo perdonati (in Undicesimo quaderno italiano di poesia contemporanea, Marcos y Marcos) e nel 2013 il libriccino Da un luogo vacillante (Isola). Del 2015 la raccolta di poesie Nuovi giorni di polvere (Edizioni Casagrande), a cui sono stati attribuiti il «Premio Terra nova» della Fondazione Schiller e il «Premio Castello» di Villalta Giovani. La plaquette La città fantasma (Nervi edizioni) è invece uscita nel 2017. Altri suoi testi sono apparsi in diverse antologie e riviste. Vive nei dintorni di Berna.
Nota editoriale di Gianluca D’Andrea:
Pietas e sguardo etico, questi i confini di Cinque cartoline dal fronte e altra corrispondenza. Libro di luoghi e resistenza dell’umano, della vita che si riapre continuamente al mondo, provando a salvaguardarne, nella parola, la durata: «Verso Luino le strade non crollano, / non lasciano voragini aperte sopra il buio».
In un linguaggio piano che, infatti, nella terza sezione tracima in brevi inserzioni prosastiche, si racconta una storia di corrispondenze, il tentativo comune, ma non per questo meno urgente, di riattiva-re uno scambio, un nucleo di relazione, sebbene a sentirsi sia «l’ansia dell’inizio, e più forte / la paura di un’altra, nuova fine».
Gianluca D’Andrea
Nel frattempo, con l’orizzonte in ombra,
tutto il resto nel buio, continuo a credere
che senza un grano di sale e di senape
non siamo nulla.
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Alcuni testi:
Dalla sezione: Cinque cartoline dal fronte (intorno a Ponte Tresa)
Dicono guerra e io guardo il lago
appena mosso. Lo specchio di cielo
fra Italia e Svizzera, nel tepore del sole
che arriva. Gli eroi sono altrove:
niente sanno di queste vite assembrate
negli abitacoli e nel traffico, in mezzo a polveri
sospese. Le giornate che si stringono
fra due diverse e sempre uguali indifferenze.
Non direbbero guerra, se potessero.
***
Qualcuno vorrebbe capire e riconoscere
un tratto distintivo, ma è subito sconfitto:
la piccola stazione risponde solo
di una folla disordinata, di sguardi
che cercano in luoghi dispersi
o inaccessibili. Discretamente e forse
con un po’ di vergogna. Il resto è un lento
transitare oscillante: chi scende dal vagone,
chi aspetta, chi aiuta un anziano a salire.
***
Dalla sezione: “Altra corrispondenza”
Certo che mi ricordo della Fiat e della strada
tra Roma e Grosseto. La luce sull’asfalto,
la radio, gli autogrill. Il viaggio che cancella
per un attimo la più semplice delle vecchie
nostalgie. La certezza di dire: siamo.
Ma no, non eravamo più giovani: siamo
noi. Né tu né io. Soltanto noi. Il nostro noi
senza tempo.
Dalla sezione: “Dieci lettere dal futuro” (frammenti)
Guardavo le stesse pietre che guardavo anni fa, ma sono solo. Hai deciso diversamente, tu: sei uscita alla luce del sole. Io resto qui, in questa grotta scavata dal buio. Eri stanca di attendere, e alla fine hai scelto ciò che hai troppo rifiutato. Fino a stupirti nel rifiuto.
***
Pensi solo a te stesso, al tuo destino cieco, nel solco immobile dell’egoismo. Il vero nodo è altrove: fare la scelta giusta per tutti. Serve a queso cadere. La presenza degli altri dà senso a molte cose. Forse a tutto.
***
Vivi in un alveare di metallo e cemento. Ogni tanto, quando cammini per lunghi corridoi, ci pensi? E mi pensi? Non hai scelto davvero: sei stata scelta. Solo per questo hai il diritto di scrivermi. Presto sarà diverso, e saremo perduti.