Un nuovo poeta viene a visitarci; si tratta di Luciano Neri, genovese e già noto a livello nazionale. Siamo felici di poterlo ospitare, nell’ambito della bella collana “phi“, diretta dagli amici Gianluca D’Andrea e Diego Conticello. Diamo la parola a D’Andrea, che ha firmato la quarta di copertina con queste sue righe, che qui sotto pubblichiamo.
Benvenuto, Luciano!
Speriamo tu possa rimanere un bel po’ con noi.
Discorso a due di Luciano Neri è un libro maturo e necessario: maturo perché la matrice “relazionale” che lo contraddistingue sul piano tematico ha raggiunto un alto grado di accessibilità; necessario perché riesce nella difficile operazione di coagulare una materia concettuale densa in un apparato formale lucido e che non si lascia mai andare a derive di senso.
Il tentativo di ricomporre il dialogo tra mondo e individuo sembra trovare un riscatto nel tempo, a questo punto assoluto, di ogni tragitto umano. Come l’autore ci ricorda proprio nell’esordio della raccolta, la dimensione “umana” è un’ «andatura senza peso», un’illusione metafisica che, però, nasce solo dal confronto e dalla trasformazione «presente / del passato», nel cammino non lineare e non ripetibile che solo “crea” le nostre esistenze.
Gianluca D’Andrea
Alcuni testi:
dalla sezione “Fino al respiro dell’altro affamato“.
L’immagine di chi si ama
all’istante è un quadro
senza cornice, situazione
reale, ambiente senza
figure né protezioni,
una folla intorno
i rumori quotidiani
un gesto, un sorriso,
un’inflessione
il mistero si spalanca
all’improvviso
come sorpresa unica
e l’amata diventa il quadro
***
6 agosto
Stasera sarebbe partito
attraversando più di un mare
invece il viaggio
si ferma all’imbrunire
di una giornata afosa
con alti pinnacoli
e un fossato
senza coccodrilli –
molle e indifeso.
Quando si dice
Il mare più bello
è quello che non navigammo
dove da cosa nasce cosa
dove è meno complice
il serpeggiare della rosa
dove parlare è per qualcuno
***
Dalla sezione “Chi parla (esule e inerme)”
Parole a morsi
in un buio
intramontabile
una bocca muta
le cose appese
filamento che tiene
Quello,
l’ospite invitato
nel rovescio dell’immagine
quello,
lingua e occhi
pronti – nel fiume –
a gettarsi –
del soliloquio
***
Dalla sezione ” Fantasmi (letture, sogni, proiezioni e specchi)”
Ha aperto il cuore
nella cura del seminato
di una donna mora
quell’organo che attraversa
l’esperienza e muore.
Quando muore si può vedere
e si può sentire come batte
lungo la scena dei corpi
mani senza respiro
a velocità doppia
cercano invano di trattenerlo