Carolina Carlone, VARIAZIONI NEL CLIMA, L’arcolaio 2018

 

Il libro di Carolina Carlone è strutturato per microsezioni autonome, declinazioni intorno a un tema dato che tuttavia concorrono, simili all’ossatura di uno scheletro, a definire il progetto.

Questo progetto è chiaramente indicato nel titolo del libro, comprensibile alla lettura ma con un sottile scarto di significato da intendere come presenza, nella sfera di Gea, dell’Umano, di una carica propulsiva e distruttiva delle azioni.

“Chi ha qualche utile consiglio, e vuole offrirlo alla città?”. E’ una citazione di Euripide, ed è chiaro come l’autrice sia interessata a indicare l’urgenza della verità, la verità che salva, piuttosto che la verità ontologica; la verità come medicamenta per la città ferita, contro la peste, il male incurabile della guerra, delle devastazioni, degli sconvolgimenti epocali.

Papaveri, s’intitola la prima sezione del libro, forse per suggerire il rosso dei papaveri come “sangue // che già ci tocca i piedi / e ci corre intorno”, p.23; sezione tra le più accorate del libro, in cui i paesaggi descritti sono di devastazione e rancore, di urgenza e rabbia.

 

Ore 13: presagi

 

Ancora un corpo

 

e una testa

 

riconsegna oggi il fiume

 

E ombre di fucili

la sabbia

 

Hanno già chiuso le porte

blindato gli avamposti

giurato vendetta e radar

ai molteplici infedeli

di questa Terra

 

Dicono che vi sia un traditore

che passa nella notte

tagliando gole

 

Per altri uno straniero

dal nome impronunciabile

 

che scuote il capo

come le orecchie

 

gli asini carichi di mosche

 

e cammina lungo la muraglia

 

che altri usa chiamare città

 

pag. 19

 

*

 

La città assediata sfiorisce della sua forma e la presenza dell’altro – nemico, fratello non riconosciuto, despota – è l’incarnazione, nella storia, di fatti che ci sovrastano come minacce, letteralmente dall’alto.

Il clima atmosferico, nella logica misteriosa di Gea, è una diversa maschera di un clima emotivamente scoppiato, come se i temporali, le siccità, i rivolgimenti, avvenissero dentro noi stessi. Invocare Dio, la presenza/assenza che accompagna le nostre esistenze, sembra essere la constatazione di un’avvenuta apocalissi nella quale abitiamo, senza la coscienza di essere già entrati in un nuovo medioevo, in un ridimensionamento delle forze e delle potenzialità.

Brucia. / Brucia, / Brucia. // La lingua ostaggio fra i denti. I suoni trovati a fatica mi sembrano solo un roco belato; un verso di capro. “, p. 25; “Che questo dio tanto invocato / ci accechi, dunque / Ci costringa a cercare, a mano di un altro”, p. 29; “Non c’è nulla / che tu possa tu possa testimoniare / tireranno pietre”, p. 32; “Il fuoco che verrà giudicherà ogni cosa e la comprenderà, (Eraclito)”.

Il fuoco, appunto, è il tema della seconda sezione, quindi di un’apocalissi – che i moderni chiamano distonia – al tempo presente (l’utilizzo del futuro è solo, forse, la speranza che questo avvenga, o non avvenga, veramente):

 

Un poco più forte

 

Vi volterete di scatto

antico sussulto

a un rumore

un poco più forte

 

Cadrà a terra il tablet

assieme al mojito

 

Perderete nelle tache

ogni telefonino

 

Senza più trono

porterete nella retina

l’orrore di un mondo

 

pag. 47

 

*

 

Si chiarisce sempre di più il progetto del libro: una chiara riflessione dall’alto di che cosa sia la terra, il pleistocene che abitiamo di una galassia vegetale (la terra) dove tutti i fenomeni sono interconnessi, soprattutto quelli psicologici; rete elettrica, o neuronale, di un sistema complesso in cui ogni creatura è custode di una possibilità di rinascita, di salvezza, o di distruzione. Sembra dirci, Carolina Carlone, che un nuovo tempo è incominciato, un presentimento che possono intuire solo i poeti e i libri di fantascienza:

 

Variazioni nel clima

 

Un vento fossile

scioglie il respiro

che ci tiene insieme

 

Percezioni nuove

variazioni nel clima

ossidazioni

  1. 70

 

*

 

Nelle foglie

 

Come antichi rettili

un meteorite ci colpirà

e dovremo sporgerci

farci attenti

scrutare dentro alle polveri

 

Forse

saremo premiati

con l’argento dei pioppi

che nelle foglie portano

impressa la rotta di Sirio

 

  1. 80

 

*

 

A terra

 

Forse toccherà alle nostre mani

accomodare il tempo e ricomporlo

 

come un giocattolo scaraventato a terra

 

pag. 84

 

*

 

Fra le schiere

 

Rivoluzione

sarà spogliarsi della divisa

abbandonare l’elmetto e I suoi canti

 

Stendersi a terra nudi

con scritto sulla fronte

un futuro di silenzio

 

E come foglie atterrate

abbracciarsi

 

fra le schiere degli umani

 

pag. 86

 

SEBASTIANO AGLIECO