Con grande piacere vi annuncio la pubblicazione del secondo libro di Antonio Pibiri, “Il prezzo della sposa“. Il nostro poeta di Alghero si accreditò un buon successo di critica con il primo volume uscito per i nostri tipi; le recensioni piovvero numerose e proprio dagli specialisti della ricerca letteraria, come ad esempio Flavio Ermini e Giacomo Cerrai.

Per meglio comprendere l’evoluzione di Pibiri è bene leggere adesso il suo punto di vista, – breve esaustivo e convincente – sul progetto che oggi vado proponendovi.

Buona lettura!

“Il titolo vuole essere ambiguo, polisenso. C’è dentro l’Anima del Cantico dei Cantici e la difficoltà, parafrasando la Kristeva, di farsi, di generare una propria anima,
ma anche la minaccia continua dell’Essenziale da parte di un Mondo quasi interamente mercificato…”

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Le poesie:

 

Un ventaglio di esitazioni.

I viali mandorlati, il portico.

Sangue rinvenuto tra le carte

o s’intuisce un fiore

di breve erudizione.

Giacometti spiegato da mio figlio.

L’Eternità a una data ora del giorno.

Febbre in viso. Il cigno colpito a morte

sulla spalliera di glicini.

Un negozio di ferramenta salpa

si allontana tra foglie d’acqua.

La luce con discrezione nel tempio calvinista.

Il cervellotico decapitarsi appena.

Torre di cavalli blu, sette palazzi celesti.

Le mansarde degli scrittori

sui giardini di Lussemburgo.

Ceneri: il bardo nel cimitero del Vermont.

Malgrado non sia teca il mondo fanne inventario,

per nenia, fumaio, poema…

 

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Il mio corpo accelerato.

Sterilità di api operaie.

– Perché punti la tua scrittura?

Lì i nomi non entrano!

– Dove?

– Nella casa in fiamme e

poco più in là del

capanno per gli attrezzi,

nel frutteto d’oro…

**

Lei signor Copernico

capovolge le grammatiche,

perverte i termini del discorso.

 

Mi scrive di un sole mai sorto

e mai tramontato, un omino

che con ferocia artiglia a sé la terra.

 

Corre corre e  s’affretta dove sa

riapparirà in curva il giorno, poi fa tardi

rapito da insegne e nightclub.

 

Passeggero o passante Luxifer cade,

si rialza. La luce dipinta

sulla breve distanza.

**

Il ponte di legno è crollato

per mutarsi in barca,

un raggio d’acqua

in fiume.

È crollata anche la casa,

voleva scendere

più rapida delle scale

giù a piano terra,

ai cancelli – uscire

dalla promessa di piccole crudeltà.

Per questo è crollata.

**

Si accosta a noi una barca

il suo carico di neve

per l’inverno.

 

È bene. Le acque annottano.

È un bene

come tutto rema e fa spazio

tra voci di testa, romice,

vilucchi.

 

Sembra aspiri a una semiotica.

Non rimane.

 

Solo l’amore

sa

                       leggere.