Luciano Benini Sforza, La matita e il mare

Interventi di Gualtiero De Santi e Emanuele Palli

L’Arcolaio, Forlì, 2016, pp.118, Euro 12

 

Recensione di Gianfranco Miro Gori

Apparsa su LA PIE’

 

 

“Affiorano dall’acqua o dal nulla”. Così Luciano Benini Sforza in Intorno , “epigrafe” posta alla sua raccolta di poesie, La matita e il mare, svela la genesi dei suoi “punti fermi”. Emanuele Palli, a sua volta, nella postfazione afferma di percepire “un’atmosfera presocratica in cui sono gli elementi primordiali i protagonisti delle pagine” che recano i versi di Benini Sforza. Il quale, sempre in Intorno, aggiunge più oltre: “Non sono Prometeo o un cacciatore antico in una grotta, sono un insegnante con gli occhiali e ricordi o idee sulla fronte , come tanti”. Come a rimettere, anche con un tocco autoironico, la vicenda sulle proprie gambe e ricondurla a una dimensione per quanto possibile feriale. Eppure la scaturigine marina e la lettura del libro non possono non rinviarci ai poemi sulla natura degli antichi filosofi e in particolare a colui che ritrovò l’archè nell’acqua,

 

Talete di Mileto, ben noto a tutti coloro i quali hanno aperto almeno un manuale di filosofia. C’è poi il riferimento al nulla che, nella tradizione occidentale, rimanda ai sofisti, la cui fama è controversa grazie al loro principale nemico Platone, e in particolare a Gorgia e al suo celebre Intorno al non ente o intorno alla natura ove in brutale sintesi si afferma: nulla è, anche se fosse non sarebbe conoscibile, anche se fosse conoscibile non sarebbe comunicabile.

Nella prefazione Gualtiero De Santi ci spiega che “’matita’ e ‘mare’ compongono un’endiadi”. Non solo: “La familiarità con il ‘mare’, con la sua luce (veicolo della confidenza con le persone , del rapporto con gli altri, con l’altro), crea tra l’autore e la propria materia un rapporto di analogia profonda, che ha finito per scavarne e ovviamente arricchirne la personalità poetica”.

Diviso in tre sezioni, La matita e il mare, ci accompagna in un

viaggio tra, con e accanto all’acqua marina denso di suggestione e di emozio-ne.

Mi piace concludere coi seguenti versi da Oltre le ciglia: “Ero aria, vento, / un legno spiaggiato a riva, / una passante colpita / come una foglia di biancospino / o un petalo soffiato da una burrasca sopra il mare”.

 

Gianfranco Miro Gori