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LA LETTERA DI STIMA DI CATIA PANTOLI INCENTRATA SULLE IMPRESSIONI RIPORTATE DAL LIBRO DELL’AMICA CESARINA, “STRACCI AMERICA”

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Centotrenta pagine di delicatezza. Di tocco leggero e profondamente umano nel raccontare la fatica, le speranze, l’allegria e il dolore di un’umanità uscita dalla guerra e intensamente impegnata a costruirsi quel futuro migliore che l’ideologia ha promesso ma non sembra voler mantenere.

Ciò che mi ha colpito di più nel secondo romanzo di Cesarina è il garbo tutto femminile con cui l’autrice tratteggia le situazioni e la sensibilità nel delineare sentimenti contrastanti di un conflitto tra passato e futuro, tra l’attaccamento alla tradizione di una vita legata all’agricoltura – attività ormai incapace di garantire lo stretto necessario al presente – e l’irrompere della modernità, che fa brillare gli occhi di desiderio per le nuove cucine tutte di lucida formica, per i pantaloni femminili, per una vita più facile.

Quella vita e quella modernità che sono rappresentate dalla balla di stracci che vengono da un’America favolosa, dove le donne buttano via i vestiti invece di rammendarli fino allo sfinimento, e si scoprono sfacciatamente, esibendo scollature maliziosamente impreziosite da pizzi e balze.

Il racconto è filtrato dagli occhi di Fiorella, la bimba che cresce e diventa adolescente rubando frammenti di discorsi, sussurrati con circospezione dalle donne, per poter penetrare i tanti misteri della vita adulta.

La lettura è proceduta lentamente all’inizio, poi sempre più velocemente, tra nostalgia del passato e riscoperte di modi di dire e oggetti che il tempo ha nascosto ma non cancellato, e che riemergono improvvisamente evocate con forza e vivezza.

Brava Cesarina. Mi congratulo ancora con te per il tuo lavoro e ti abbraccio, in attesa di rincontrarti agli incontri del gruppo.

 

Con affetto

Catia Pantoli

 

IL RICORDO DI GIOVANNI NADIANI. UN EVENTO FORLIVESE A CURA DELLA FONDAZIONE DELLA CARISP CITTADINA.

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Giornate dedicate a

Giovanni Nadiani

Il 21 e 22 settembre a Forlì ai Musei San Domenico

Giovedì 21 e venerdì 22 settembre

la ‘barcaccia’,

 

 

ovvero la piazza antistante i Musei San Domenico, ospiterà la due giorni

“Beyond the Romagna sky”   promossa dal 

Dipartimento di Interpretazione e Traduzione del Campus di Forlì

dell’Università di Bologna


per ricordare il poeta e traduttore, oltre che docente universitario, Giovanni Nadiani, scomparso a luglio dello scorso anno.

La manifestazione sarà aperta giovedì alle 16:30, dopo il saluto delle autorità, da un reading poetico di cui saranno protagonisti, tra gli altri, Davide Argnani, Giuseppe Bellosi, Mario Giosa, Miro Gori, Gianni Iasimone, Gianfranco Lauretano, Cesare Ricciotti, Daniele Serafini e Nevio Spadoni. In serata poi, alle 21, la Compagnia Bella presenterà la commedia anglo-romagnola di Tinin Mantegazza, Giovanni Nadiani e Giampiero PizzolLeardo e’ re“.
La giornata di venerdì sarà invece aperta alle 9.30 dal convegno

Giovanni Nadiani: dialetto, poesia,

multimedia, traduzione” con interventi di Alberto Bertoni, Manuel Cohen, Irmeli Helin, Gilberto Casadio, Elsbeth Gut Bozzetti. Alle 12 saranno quindi i colleghi forlivesi di Nadiani a ricordarne la figura e la produzione. Il convegno riprenderà quindi alle 16 con una sessione dedicata a “Tradurre il minore” cui interverranno Matthias Politycki, William Wall, David Castillo e Dante Medina. Infine, in seconda serata, alle 22, il concerto “Blue Sky Romagna: Zvan attraverso la musica” con i compagni storici di palcoscenico di Nadiani: la Chris Rundle Band e i Faxtet.

L’ingresso a tutti gli eventi è libero.

 

GLI EVENTI DI FAENZA E FORLI DEDICATI AL NOSTRO GIOVANNI NADIANI

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Faenza/Forlì: due appuntamenti per Giovanni Nadiani

Segnaliamo con piacere due iniziative che ricordano Giovanni Nadiani a poco più di un anno dalla sua scomparsa.

Cominciamo con Faenza.
Venerdì 15 settembre 


l’Auditorium S. Umiltà, via Pascoli 15,

l’Associazione Culturale “Il Fiasco”, in collaborazione con la Bottega Bertaccini,

promuove un recital dal titolo

Romagna CaBARet
poesie e storie di Giovanni Nadiani
interpretate da Giuseppe Bellosi

Introdurrà Daniele Serafini.
Interventi di musica popolare col Duo Baguette.
Con il patrocinio del Comune di Faenza.

Proseguiamo con Forlì, la prossima settimana.

Presso i Musei San Domenico (Sala del Refettorio e Barcaccia), piazza Guido da Montefeltro, giovedì 21 e venerdì 22 settembre sarà in programma “Beyond the Romagna sky”, due giornate dedicate a Giovanni Nadiani, a cura del Dipartimento di Interpretazione e Traduzione – Campus di Forlì Università di Bologna.

 

Giovedì 21 alle ore 16,30: Inaugurazione.

Ore 17: I poeti ricordano Giovanni. Con Davide Argnani, Giuseppe Bellosi, Mario Giosa, Miro Gori, Gianni Iasimone, Gianfranco Lauretano, Cesare Ricciotti, Daniele Serafini, Nevio Spadoni.
ore 21: Compagnia Bella presenta “Leardo e’ re”, commedia anglo-romagnola di

Tinin Mantegazza, Giovanni Nadiani e Giampiero Pizzol.

Il programma completo lo trovate su

https://settimanadelbuonvivere.it/estate-in-barcaccia/

IL PRIMO LIBRO DELLA NUOVA STAGIONE LETTERARIA 2017-2018. E’ L’OPERA DI ALBERTO BERTONI, STEFANO MASSARI E PIER DAMIANO ORI. ESORDISCE LA NUOVA COLLANA “FOGLI DI CRITICA” DIRETTA DA ME E FABIO MICHIELI.

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Questo libro apre la nuova collana, “Fogli di critica” che io e Fabio Michieli già da tempo stavamo pian piano costruendo, mattone dopo mattone. Ci fa piacere inaugurare questo nostro progetto con un libro che riflette mirabilmente la situazione poetica oggi in Italia. Tre amici attorno a un buon bicchiere di vino corposo, si confrontano sul tema e fanno nomi e cognomi delle personalità poetiche per loro più consistenti. Una carrellata, qualche disappunto, tanto accordo su alcune figure del mondo del “verso”. Ne viene fuori una coloritissima e azzeccatissima pennellata della stagione del presente, prendendo però come basi immutabili le idee consolidate delle generazioni precedenti a quelle che si agitano oggi in questo talvolta angusto luogo di nicchia. Quale migliore idea che proporvi l’inizio di questa fatica, dove Bertoni, Massari e Ori, subito, senza se e senza ma (come oggi si suol dire) dichiarano i loro tre metodi di mirabile officina poetica: ognuno con una dinamica diversa, ma con la passione profonda di rendere onore al dire e scrivere in poesia in questo nostro spaccato d’epoca.

Buona lettura.

I curatori, Gianfranco e Fabio.

 

Capitolo I

 

Scrivere poesia

 

Alberto Bertoni – Capita una mattina di alzarsi e dire: “Oggi è un giorno di poesia”, nel senso che “oggi probabilmente scrivo” perché c’è un movimento che sta coagulandosi e che ha bisogno di essere disteso, espresso. Sono giornate in cui la prima parola che mi viene in mente appena mi sveglio è una parola che fluisce in modo anche musicale e sono le giornate in cui dico: “Oggi potrei scrivere una poesia”. Bisogna anche “aver qualcosa da dire”, però, e spesso invece, anche nei giorni in cui il pensiero fluisce in forma musicale, accade che non si disponga di un oggetto o di un paesaggio (non importa se interiore o esteriore) da modellare, da plasmare: e che non sia presente un interlocutore davanti agli occhi del cuore e della mente a cui urga di comunicare qualcosa che non sia già stato detto così. Quindi quella giornata “possibile” finisce in sé e quel fluire abbastanza armonioso della lingua nella mente o sulla punta delle labbra magari vie- ne fatto confluire in qualche dialogo quotidiano, oppure in qualche telefonata, senza che venga nemmeno abbozzato un inizio di poesia. Mentre invece, magari, un artista figurativo in quel momento avrebbe comunque tracciato qualche segno che avrebbe assolto una funzione decorativa o sarebbe stato integrabile in un progetto a venire… Invece, nel caso della poesia, il linguaggio ha anche una referenzialità logico-conoscitiva, uno slancio trasformativo e un’esigenza comunicativa che non possono essere soffocati del tutto né im- brigliati in un atto puramente estetico.

 

Stefano Massari – A me invece capita la stessa cosa che può capitare, presumo, proprio a un artista figurativo, che è quella di avere comunque segnato delle parole su un foglio e di averle anche cancellate. Poi questa esperienza continua a manifestarsi con la necessità assoluta di un pezzo di carta e una penna. Non riesco a usare gli strumenti tecnologici in questo frangente. Mentre nelle altre cose ci riesco, più direttamente e benissimo, ma con la poesia non riesco, o comunque quando sto per varcare il confine e penso che stia succedendo qualcosa che riguarderà un testo, la nascita di un testo, ho bisogno della penna, ho bisogno di questo corpo, di questa consistenza fra le dita. Perché tutti quei segnacci che faccio, tutto questo andare a capo che non sarà poi quello definitivo ma sarà quello provvisorio… Infatti le andate a ca- po io le decido dopo. Delle volte scrivo e quando poi trasferisco ciò che ho scritto sul foglio con alcune andate a capo e altre righe invece che continuano, finché non finisce il foglio fisicamente, quando le trasporto e do loro una forma un po’ più presentabile in un testo che potrebbe essere l’ipotesi di un libro, le andate a capo continuano a cambiare. Mi cambia la disposizione. Quindi davanti al foglio bianco io ho un approccio visivo, non voglio dire pittorico, ma visivo senz’altro sì.

 

Pier Damiano Ori – Io ho la stessa esperienza in senso inverso. Non vado più a capo, ma distanzio le parole e le frasi, in accordo col mio ritmo, perché mi sono accorto, nella mia percezione di autore (magari il lettore non lo vuole), che andando a capo era come se emungessi il mio testo, lo impallidissi. Infatti nella mia testa non era nato con le andate a capo, era nato con delle spaziature di pensiero, di emozione. Allora io rispetto questo sulla pagina: spazio, ma non do una forma che nella mia testa non c’è perché sarebbe un artificio. Il che non vuol dire che io non pensi che le mie poesie non abbiamo un loro ritmo. Quando le leggo rispetto molto queste pause. Se le sento leggere da altri che non le rispettano mi viene spesso da esclamare: “Non stai rispettando il ritmo della mia poesia. Se no non la scrivevo così, scrivevo un testo non ritmato”.

CON SETTEMBRE INIZIA LA NUOVA STAGIONE POETICO-LETTERARIA DE L’ARCOLAIO

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Imitiamo la dinamica delle stagioni cinematografiche. Dopo il deserto africano di questa estate morente, vi anticipiamo alcuni libri in lavorazione in casa editrice. Sono progetti che potrete vedere realizzati nei mesi che precedono il Natale. Novità ragguardevoli e inaspettate che ci allietano e rendono più prezioso il nostro catalogo. Il lavoro che stiamo curando è dedicato a voi, carissimi lettori. Come sempre, vi auguriamo una lettura piacevole e innovativa.

La Redazione.

 

ALBERTO BERTONI – STEFANO MASSARI – PIER DAMIANO ORI

“STATI DI POESIA CONTEMPORANEA” NUOVA COLLANA “FOGLI DI CRITICA

 

GASSID MOHAMMED “ATTRAVERSO IL SILENZIO” COLLANA L’ARCOLAIO

 

ALEKSANDR BLOK (A CURA DI DARIO BORSO) “I DODICI” CON LA TRADUZIONE DAL RUSSO AL TEDESCO DI PAUL CELAN. 

 

AUTORI VARI (A CURA DI MATTEO M. VECCHIO E FABIO GUIDALI) – “Antonia Pozzi e la «singolare generazione»” COLLANA “FOGLI DI CRITICA”.

 

BILL RAMSELL “Il sogno d’inverno dell’architetto”, TRADUZIONE DI LORENZO MARI – COLLANA “L’ALTRA LINGUA”.

 

GIANLUCA D’ANDREA – “POSTILLE (Tempi, luoghi e modi del contatto)” PREFAZIONE DI FABIO PUSTERLA – COLLANA “FOGLI DI CRITICA”

 

SIMONE CONSORTI – LE ORE DEL TERRORE – PREFAZIONE DI ANNAMARIA CURCI – COLLANA “I CODICI DEL ‘900”.