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ARTICOLO PUBBLICATO DA

IL POPOLO VENETO

La parola poetica vigorosa e combattiva di Daniela Pericone

 

Con L’inciampo (L’arcolaio, Premio Francesco Graziano 2016) Daniela Pericone si colloca a pieno titolo tra le voci femminili più interessanti nell’ampio panorama della poesia italiana. Ormai il gruppo di poetesse di rilievo in Italia va di anno in anno infoltendosi e accanto a Antonella Anedda, Maria Grazia Calandrone, Anna Maria Farabbi, Laura Pugno, Silvia Bre, Marina Pizzi, Anna Toscano, Maria Pia Quintavalla, Rosaria Lo Russo, Paola Loreto, Victoria Surliuga si affianca la poetessa calabrese Daniela Pericone. E quest’ultimo libro sta ormai ottenendo consensi molto significativi.

“La poesia di Daniela Pericone, in questo come nei libri precedenti, scrive Alessandro Quattrone -nasce da una necessità incontenibile – oltre che da una potente volontà – di tradurre in parola vigorosa e combattiva il disagio generato da una realtà infida. (…)“L’inciampo” è infatti – dall’inizio alla fine – la denuncia di una mancanza, ma allo stesso tempo l’affermazione di un’energia. Perché il mondo è attraente, certo, ma la sua bellezza è nascosta, prigioniera nella cella sotterranea di un castello che occorre espugnare per poterla riconoscere e liberare.”

Elio Grasso scrive, invece, che ne “L’inciampo” “appare ampio e messo nel punto più fondo, lo spettacolo sommovente di una natura selvatica, dall’interno estromesso fino a posarsi sui fianchi, rivelando poi schiena e arti di un pensiero annodato, circondato e infine snodato.”

Bonifacio Vincenzi, infine, scrive che “Daniela Pericone con la sua saggezza dagli occhi pieni di lacrime, citando un verso di René Char, chiede alla poesia quella verità che non si può e non si deve accettare, la chiede, pur sapendo che la vita ha le sue regole, i suoi segreti ed è intollerante alla sentenziosità e all’ inconoscibile e, spesso, completamente assente.”

Giudizi diversi che di sicuro aiutano a capire il respiro, l’anima di questo libro reso straordinariamente vivo da poesie come questa:

“Accade prima o poi/ arriva da un silenzio/ oltre- umano/ che sbaraglia i fondali/ – cosa sia o non sia/ da che unisono nasca/ so chiamarlo solo/ liberando i levrieri/ agli alfabeti -/ da quale isola insorge/ da che inverno/ il capo reclino e una voce/ che placa e disseta le seti/ se disperde l’indivisibile/ riavvolge le dita di resina/ al bianco del ramo/ un sorso d’aria/ respirato in due.”