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PROTOTIPO 2 DI COPERTINA

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Biagio Cepollaro (artista visivo, critico letterario e promulgatore di poesia online) pubblica questo libro di versi “La curva del giorno” (L’Arcolaio, 2014) scandito in due sezioni e in un postscriptum, che risulta alla lettura un omogeneo, compatto, coerente omaggio alla bellezza della
fisicità e della materia, quali realtà ultime, mai eludibili, della realtà. “Occorre stabilire i confini del corpo” entro di essi si muove la poesia di Cepollaro, nella concretezza di gesti banali e ripetuti, ma sempre da riscoprire e rivalutare nella loro magica naturalezza, nella loro rivelatrice semplicità:
“dormire ancora dopo ogni rientro / sistemando lenzuola e coperte lavando con cura / il piatto e il
bicchiere / affilando il coltello per il pane”. E’ un corpo che si muove attento, e “scrive il suo poema” nello scorrere del tempo: nasce, cresce, invecchia, muta le sue forme. Si controlla nel sonno e nei risvegli, nell’alimentarsi e nell’accoppiarsi, in fame-freddo-malattia, nel suo porsi in luoghi solitari (i parchi, i giri in bicicletta nei campi, al mare) o affollati (le stazioni, gli aerei): osservato con pietas solidale dall’esterno e dall’alto, oppure rivissuto nell’incarnazione della propria memoria. Sono circa cento poesie che si aprono con lo stesso ribattuto incipit: “il corpo”, e da lì spaziano in considerazioni filosofiche che possono riguardare tanto l’estetica quanto una personalissima “teologia della materia”: “il corpo sa che il palazzo di fronte non si regge / per la sua grammatica ma per la pietà del sisma / che lo risparmia: è questione di proporzione ed è / meglio abituare lo sguardo al grande per non /credere che il piccolo basti e che sia tutto: la forza / del fragile è stare dentro una certa verità delle cose” “Cosalità” della poesia, che definisce logos e silenzio:

“è ” è parola che dà origine alla frase è parola / che chiude anche il discorso: è dentro il suo inizio
che non ricorda / e la sua fine che non conosce proprio in questo mezzo / perenne che si affanna,
non per dare un senso ma per farlo”.

ALIDA AIRAGHI